L’acqua è indispensabile alla vita. Ma non solo. L’acqua è un elemento imprescindibile per vivere una vita dignitosa. Per questo il diritto all’acqua è stato riconosciuto a livello internazionale come un diritto fondamentale, prerequisito per la realizzazione di altri diritti.
Ciascuno ha diritto alla disponibilità di risorse d’acqua sufficienti, sicure, accettabili e fisicamente accessibili per uso personale e domestico. Il diritto all’acqua comprende il diritto ad usufruire di servizi igienico-sanitari per lo smaltimento dei rifiuti organici umani che, diversamente, andrebbero ad inquinare le falde acquifere causando il diffondersi di malattie quali la diarrea, il colera, il tifo ed altre malattie intestinali o dell’apparato respiratorio.
Nonostante il riconoscimento internazionale del diritto all’acqua potabile ed ai servizi igienici, l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che 748 milioni di persone nel mondo non hanno accesso a risorse di acqua potabile, 2.5 bilioni di persone (più di un terzo della popolazione globale) vivono senza servizi igienici di base, e centinaia di migliaia di persone non hanno sapone ed acqua per lavarsi le mani, una pratica semplice che costituirebbe una forma di prevenzione al diffondersi di malattie (dati 2014).
L’imprenditore sociale indiano Joe Madiath ci parla di questo nello show “Ted Talks – Ideas Worth Spreading” e di come, attraverso un movimento nato dalle comunità locali dell’India, la qualità della vita dei gruppi più vulnerabili della società abbia subito un miglioramento significativo.
Joe Madiath ci ricorda che l’80% di tutte le malattie in India e nei paesi in via di sviluppo sono causate dalla scarsa qualità dell’acqua consumata. L’inquinamento dell’acqua nei contesti rurali è dovuto prevalentemente alle modalità attraverso cui i rifiuti organici umani (feci ed urine) vengono smaltiti. Il 70% della popolazione indiana defeca all’aperto e tali rifiuti vanno a contaminare le falde acquifere che sono poi utilizzate per bere, lavarsi, irrigare i campi, etc.
Inoltre, in India l’acqua corrente non è disponibile nelle singole abitazioni e le donne della comunità devono continuamente allontanarsi per andare a prendere l’acqua alle fonti più vicine. 6-7 ore di lavoro femminile al giorno sono dedicate al trasporto dell’acqua per uso personale e domestico.
Joe Madiath sottolinea come una delle teorie generalmente accettate dal governo indiano e dai suoi ufficiali sia quella che le persone povere meritano soluzioni povere, e le persone in povertà assoluta meritano soluzioni patetiche. Ma queste soluzioni umiliano le persone, le deprivano della propria dignità. Per questo parlare di servizi igienico-sanitari significa parlare di dignità, non di smaltimento dei rifiuti organici umani.
Il progetto MANTRA (Movement and Action for Transformation of Rural Areas), avviato da Joe Madiath, con altre persone interessate come lui a migliorare la qualità della vita delle persone più vulnerabili, è un movimento che, partendo dalla comune preoccupazione per la mancanza di acqua pulita e potabile e di servizi igienico-sanitari sicuri, si è stretto attorno all’idea di costruire bagni e docce che servano le comunità dei villaggi rurali. Il movimento si è strutturato, prevendendo l’elezione democratica di un comitato composto di uomini e donne che hanno il compito di supervisionare l’implementazione del progetto, il suo funzionamento e mantenimento.
In ciascuno villaggio le comunità si sono organizzate in modo tale che le persone abili ma senza un lavoro, per lo più contadini senza terra, ricevano una formazione come muratori ed idraulici, mentre altri raccolgono il materiale necessario per la costruzione. Una volta che i corsi di formazione sono terminati e tutto il materiale disponibile è stato raccolto si comincia a costruire bagni e docce che saranno utilizzati in comune nei villaggi rurali.
I bagni e le docce sono disponibili alle comunità rurali 24 ore al giorno, un lusso che in India è molto raro. L’acqua corrente e la costruzione di sistemi idraulici semplici ma adeguati significa che tutte le malattie dovute alla proliferazione dei batteri nelle acque conservate ed utilizzate per uso personale e domestico possono essere prevenute.
L’impatto del progetto è evidente e presentato attraverso inequivocabili dati. Dall’inizio di MANTRA c’è stata nelle comunità che hanno partecipato una riduzione dell’82% delle malattie dovute all’utilizzo di acqua inquinata. Risultati notevoli sono stati registrati anche in settori diversi da quello strettamente sanitario.
Il lavoro di trasporto dell’acqua che le donne indiane svolgevano per molte ore al giorno aveva un impatto negativo sulla vita e l’educazione dei/delle loro figli/e che dovevano seguirle o stare a casa ad accudire i fratellini e sorelline più piccoli/e. Il risultato era che meno del 10% delle bambine e del 30% dei bambini poteva andare a scuola e ricevere un’educazione. Con l’implementazione del progetto queste percentuali sono salite vertiginosamente, arrivando a quasi 90% per le bambine e 100% per i bambini.
Infine, il progetto ha avuto un impatto più che positivo sulle capacità dei contadini senza terra di trovare un lavoro. Grazie ai corsi di formazione essi hanno sviluppato competenze come muratori, operai ed idraulici e la loro capacità di guadagnare un salario è aumenta fra il 300 ed il 400%.
Il movimento nato con MANDRA è definito da Joe Madiath come una “democrazia in azione”: le persone si fanno domande, si auto-governano, imparano a risolvere i propri problemi, prendono il futuro nelle proprie mani. Finora i villaggi interessati dal progetto sono stati 1.200, con un impatto positivo sulla vita di 400.000 persone.
“Per l’India e per altri paesi in via di sviluppo, gli eserciti e gli armamenti, le compagnie di software e le astronavi potrebbero non essere tanto importanti quanto i rubinetti ed i bagni.” (J.M.)