Nel maggio del 2014, a seguito di incessanti piogge si è creata in Bosnia – Erzegovina, Serbia e Croazia una grande emergenza ambientale a causa dello straripamento di alcuni fiumi come ad es. il Bosna, il Sava ed altri, che ha costretto 32.000 persone ad evacuare le loro abitazioni. Circa 1,6 milioni di abitanti sono stati colpiti dai danni causati dalle alluvioni. Le vittime ufficialmente dichiarate sono 75 delle quali 24 in Bosnia Erzegovina e 51 in Serbia. La popolazione locale superando le divisioni etniche (che conosciamo aver già procurato numerosissimi morti, eccidi, disastri ambientali, sociali ed economici a seguito della Guerra dei Balcani) ha fornito una grande solidarietà alle popolazioni colpite così come molti rappresentati della locale società civile. La diaspora bosniaca nel mondo si è attivata ed è anche ritornata nei paesi di origine per aiutare i familiari colpiti dalle innondazioni.
In questo contesto la Caritas Bosnia – Erzegovina, la Caritas Diocesana di Sarajevo e Banja Luka, ricevendo anche la collaborazione dei Caschi Bianchi della Caritas Italiana, si sono profuse per una aiuto immediato, concreto e necessario alla vita delle popolazioni colpite.
Inizialmente sono state liberate le case e le vie di comunicazione dai detriti e fango e sono stati forniti beni di prima necessità. Sono stati istituti centri di raccolta e assistenza per gli alluvionati privi di casa, mense con pasti caldi. L’opera è proseguita, e prosegue tuttora, per la fornitura di beni ed infrastrutture per le abitazioni rese agibili. Il settore agricolo è stato danneggiato e necessita di fornitura non solo di mezzi e strumenti per la ripresa delle attività. Lo smaltimento dei rifiuti – di conseguenza – si presenta difficoltoso. In alcuni paesi la fornitura di ruspe e camion per la liberazione delle strade dal fango ha subito dannosi ritardi per la ripresa di una vita fatta anche di comunicazioni quotidiane “normali”. La situazione igienico -sanitaria nelle zone colpite dall’alluvione, dopo un primo stato d’allarme per il rischio epidemie sembra essere sotto controllo. Tuttavia la ripresa sarà difficile per tutto il sistema produttivo dell’intera regione della BiH.
A fronte delle necessità solo sommariamente e non esaurientemente descritte l’associazione Assistenti Sociali Senza Frontiere – che già collabora con la Caritas di Bosnia – Erzegovina, si è messa a disposizione per una aiuto. È stato così possibile partecipare ad una campo di Volontariato attivato dalla Caritas di Roma tramite volontarie – Valentina, Barbara, Federica – alle quali si è unita Daniela, di Assistenti Sociali Senza Frontiere.
La Caritas locale oltre ad evidenziare come la popolazione del luogo ha dimostrato, e continua a dimostrare, una grande solidarietà per i concittadini colpiti dalle esondazioni, ha istituito campi per la distribuzione degli aiuti (forniti anche dalla Caritas Italiana, Svizzera, Belgio, Austria…) accoglienza in strutture temporanee e fornitura di strumenti – macchinari per liberare dal fango e detriti le abitazioni alluvionate.
In un contesto come quello della Bosnia ed Erzegovina, colpito dall’alluvione della passata primavera, il Servizio Sociale può sostenere ed affiancarsi a progetti ed iniziative già presenti nei luoghi critici suddetti e, più in generale, contribuendo fattivamente a programmi assistenziali e di sviluppo. Le azioni che si possono attuare a sostegno dell’emergenza considerano imprescindibile il principio dell’esigibilità dei diritti della persona quali cittadinanza, libertà di stampa e parola, lavoro, religione etc., ma si caratterizzano anche per la ripresa della vita della comunità secondo i principi suddetti. Spesso l’intervento avviene nell’immediato della calamità ma gli effetti di quest’ultima perdurano (effeti post-traumatici) come è capitato in queste zone. Quanto prima è possibile sostenere la ripresa delle comunità colpite tanto più è salvaguardata la dignità delle persone.
In tali tragici contesti è importante il recupero delle storie di vita delle persone, (colpite da calamità naturali imprevedibili) dei loro simboli, degli spazi e degli oggetti significativi del loro contesto relazionale ed affettivo (noi del Friuli Venezia Giulia abbiamo sperimentato interventi simili a seguito del terremoto del 6 maggio 1976! Lo ricordano bene gli operatori sociali e sanitari – come la sottoscritta – operanti a quell’epoca negli Ospedali della Regione, nei Comuni etc.).
L’esperienza del campo di lavoro a Banja Luka (tre volontarie Caritas di Roma ed una assistente sociale volontaria Italia – ASSF) si è concretizzato grazie alla organizzazione della Caritas locale, che ha segnalato ai volontari cinque famiglie per le quali la stessa Caritas era intervenuta anche con la fornitura di infissi, mobili, elettrodomestici unitamente agli aiuti forniti dalle autorità locali come “voucher”.
I volontari sono stati accompagnati presso i rispettivi domicili, dove è stato possibile fornire l’aiuto per la pulizia locali, sistemazione della biancheria, di suppellettili, il recupero effetti personali particolarmente cari e ricordi di vita.
Abbiamo aiutato due uomini di mezza età, uno separato ed uno vedovo con figli maggiori più o meno presenti in casa. Due donne di cui una vedova con figli maggiori fuori casa ed una anziana sola con problemi di autonomia causa perdita arto inferiore. Un giovane padre con figlio di 7 anni, la cui madre vive all’estero.
Le relazioni con le persone sono state favorite dalla presenza degli operatori-responsabili Caritas locale (Daniele e Carlo) risultando così interpreti – facilitatori dei nostri interventi. La riconoscenza e la meraviglia delle persone accostate sono state ben espresse non solo dai facilitatori ma anche dai comportamenti e dai gesti accoglienti delle persone alluvionate ed aiutate. Nel caso della signora sola, invalida in carrozzella, la solidarietà e la presenza dei vicini si è estesa anche alle volontarie operanti in quella giornata. Le due giovani nipoti di questi vicini – grazie alla conoscenza dell’inglese – hanno potuto essere di maggior di aiuto per noi volontarie. Ricordo volentieri le numerose tazze di caffè turco, magari offertoci con il servizio più prezioso. I due signori hanno offerto anche birra locale.
Abbiamo visitato “Celinac” (località che si trova fra Banja Luka e Kotor Varos) mentre a Kotor Varos con una mappa territoriale che mette all’erta per la presenza ancora di mine inesplose, abbiamo visitato la Parrocchia cristiana-cattolica e sulla collina il Santuario della Madonna Assunta con annessa una casa di accoglienza – ospitalità foresteria che volontari locali stanno recuperando.
Nelle ultime tre giornate di lavoro siamo state affiancate da un padre e suo figlio quattordicenne, Andrea e Leonardo della provincia di Treviso.
L’ultima giornata di lavoro ci ha visto impegnati alla sistemazione di indumenti donati presso un deposito Caritas.
Abbiamo trascorso l’ultima serata con il nuovo gruppo di Volontari della Diocesi di Vittorio Veneto (Treviso) e padre Benito, accompagnatore delle volontarie, presso la Fattoria Caritas ad Aleksandrovac (località a circa 20 km. a nord di Banja Luka) dove le mucche pezzate-rosse danno il latte che poi i Frati Trappisti tramutano in formaggio, direttamente presso il caseificio aziendale. I tori come i vitelli sono da carne.
Grazie ad Elena, volontaria di servizio civile presso la Caritas, abbiamo anche visitato alte località alluvionate, come la cittadina di Doboj, gravemente danneggiata. La Caritas gestisce nel paese una stamperia-tipografia per tre per disabili con l’impiego di quattro normodotati, attualmente inagibile e con conseguente perdita dei posti di lavoro.
Il paese di Doboj solo dopo una dimostrazione rivendicativa con il blocco del traffico di una via principale ha potuto beneficiare di attrezzature adeguate per la pulizia e rimozione del fango per i percorsi interrotti dalle frane tali da permettere la ripresa dei servizi civici, religiosi e forse scolatici, irraggiungibili dopo la piena perchè posti nella parte alta della città.
Per il fine settimana di Ferragosto i servizi Caritas di Banja Luka erano chiusi. Quindi il gruppo volontarie ha realizzato una visita turistica alla città di Sarajevo. Siamo state favorite dal bel tempo e da un clima metropolitano internazionale ma che non è sembrato alla sottoscritta interferire con la diversa umanità dei numerosi turisti. È stato particolarmente forte l’impatto con le documentazioni presso il Museo della Strage di Srebrenica, così come la visita al mercato coperto, dove una lapide delle vittime e la teca dello scoppio della granata si “mostrano” per testimoniare l’efferatezza della guerra dei Balcani. Particolarmente bella la Biblioteca Nazionale recentemente restaurata e con un magnifico rosone colorato al soffitto. Mi ha particolarmente colpita la divisione urbanistica della città: da un lato edifici tipicamente di stile austro ungarico e dall’altro ottomani che risultano essere anche la testimonianza continua della storia della città.
Durante la nostra visita di fine settimana si realizzava il Sarajevo Film Festival. Grazie alla prenotazione di Rodolfo, volontario di servizio civile presso la Caritas, abbiamo assistito alla proiezione del film I Ponti di Sarajevo (che ha avuto una nomination a Cannes 2014), un corto di finzione, di due registi italiani Marra Vincenzo e Leonardo di Costanzo ed altri bosniaci. Sarajevo viene celebrata come simbolo, luogo della convivenza ed integrazione di etnie e religioni diverse anche oggi ma anche come luogo dell’inizio del conflitto della Prima Guerra Mondiale.
Daniela Tommasi
Assistenti Sociali Senza Frontiere
NB La Caritas di Banja Luka ha fornito ai volontari un’ottima ospitalità, il clima con i responsabili-operatori Caritas, oltre la serietà e la fatica dell’impegno e del lavoro, è stato di grande cordialità, convivialità, vivendo e godendo dei locali, e delle manifestazioni presenti in una città come Banja Luka, estremamente amichevole, piena di parchi, di verde, dove molte persone corrono, fanno sport, giocano a scacchi…
Note: per le notizie iniziali sull’alluvione è stata utilizzata la brochure della Caritas Italiana “Alluvioni in Bosnia Erzegovina e Serbia” fornita ai Volontari.
6 Comments
Ciao Daniela sono Veronica una collega assistente sociale.
Ho letto l’articolo e ritrovo tutto quello che ho vissuto io nella mia esperienza. Sono andata In Bosnia con un’associazione del territorio dove vivo, che si occupa di cooperazione in particolare in Bosnia. Sono andata in questo bel paese nel mese di maggio, casualmente quando c’è stata l’alluvione, che ho vissuto in diretta.
Mi ha fatto molto piacere leggere questo articolo magari per un’esperienza futura con voi.
Veronica
molto molto bello, scorrevole completo, bella testimonianza sia del coinvolgimento che della competenza nel contestualizzare i diversi momenti, nell’attenzione alle persone nel loro contesto
le situazioni di difficoltà ed emergenza sono quotidiana legate ai dissenti ambientali sono oggi più frequenti e ci dovremmo organizzare e trasferire competenze, professionalità in tali situazioni di difficoltà
dott.ssa AS raffaella pianca
Mi sembra un’ottima iniziativa, concreta e significativa in risposta ad una situazione che storicamente si connota come conflittuale ma che riesce a dare una risposta alternativa di positività, solidarietà e costruttività ad una realtà che viene sempre menzionata come irrisolvibile.
Davvero molto chiaro ed esaustivo e soprattutto traspare la passione con cui Daniela Tommasi si dedica agli altri e dona loro la sua professionalità e la sua umanità.
Grazie dei vostri commenti e della condivisione. Mi piacerebbe avere contatti con la collega Veronica che è stata presente in Bosnia Erzegovina con progetti di cooperazione assieme a risorse del suo territorio. Può contattare la nostra associazione all’indirizzo info@assistentisocialisenzafrontiere.it che le fornirà il mio contatto personale.
Grazie alle colleghe Carla, Raffaella e Grazia!
Daniela Tommasi